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Scambio di Coppia

I dirimpettai (cap9 9) tirare i remi in barca


di Zindo
03.10.2024    |    4.579    |    7 9.2
"E' una questione che riguarda me e te e non anche loro"..."
E P I L O G O

Sono passate quasi due settimane,
Sembrerà strano ma in questo periodo tra la coppia "io-mia moglie" e quella dei nostri dirimpettai non è successo nulla di quello che i lettori forse si aspettano dopo gli ultimi eventi narrati.
Anzi, è successo poco, quasi niente, di qualsiasi cosa e non solo di quello che vi sareste aspettato.
Se ricordo bene ci saremmo visti due o tre volte da balcone a balcone, scambiandoci solo cenni di saluti a distanza. Credo che Linda abbia sentito Ester un paio di volte, massimo tre, per telefono. Io e Ruben abbiamo avuto una sola comunicazione telefonica.
Come mai? Perché?
Senza una specifica ragione, semplicemente perché così è stato, naturalmente.
Non esistono solo le scopate nella vita, ma molte altre esigenze sono da soddisfare.
L'approssimarsi della riapertura delle scuole ha interessato sia i miei figli studenti che mia moglie insegnante. Forse anche Ester ed i suoi ragazzi.
Come ogni fine estate il mio lavoro ha avuto una impennata e mi ha assorbito molto. Da quel poco che ci siamo detti del lavoro l'ultima sera che sono stato con Ruben (quella che vi ho raccontata) anche lui dovrebbe aver avuto impegni professionali particolarmente impegnativi.
Non so molto altro dei miei dirimpettai ma io e mi moglie Linda abbiano avuto anche un'altra importante ragione per lasciar stare da una parte tutto ciò che non era veramente importante.
Non mettere da parte i figli, e non il lavoro, ma tutto il resto sì.
Abbiamo avuto bisogno di pensare a noi due, ed è stata la cosa più importane, lo è tutt'ora. Noi per "noi" contiamo.
Nonostante l'aver messo in secondo piano tutto ciò che non riguarda figli e lavori, non è stato facile trovare tempo per parlare di noi tra di noi. Del resto le questioni da affrontare non erano trattabili né nei ritagli di tempo, né davanti ai figli. Ci sono rimaste solo le notti e siccome la natura umana esige anche il dormire, pure le notti sono corte per chi ha molto da dire. Comunque ce la stiamo facendo a districare la matassa nella quale ci siamo ingarbugliati.
Partiamo dall'inizio di questa quindicina di giorni. Dalla prima sera che avrei voluto raccontare tutto a Linda e non sapevo da che parte cominciare. Quasi speravo che lei mi avesse fatto capire di avere qualche sospetto. Mi sarebbe stato più facile confermare o rettificare qualche imprecisione che partire io a dirle tutto senza sapere da dove iniziare. Lo speravo anche perché mi aveva detto lei "Devo parlarti di una cosa importante ma ora non posso. Ci sono i ragazzi ma tu ricordati che ti devo parlare appena i ragazzi andranno in camera loro. E' una questione che riguarda me e te e non anche loro". Quel momento giunse; ero pronto a confermare i suoi eventuali sospetti, perciò le avevo detto."Avevi qualcosa da dirmi mi pare? Sentiamo. Ti ascolto"
Ha parlato.
Rivedo la scena:

Lei che prova a guardarmi in faccia ma non ce la fa, abbassa subito lo sguardo e dice solo:"Grazie"
"Di cosa?"
"Che non hai fatto scenate e non mi porti rancore"
"Perché dovrei farlo?"
Si avvicina , più che abbracciarmi si aggrappa a me, più che poggiare il suo capo alla mia spalla sembra voler nascondere il suo volto e dice: "Non lo so cosa mi è preso. Non l'ho fatto apposta, mi sono ritrovata a farlo quasi senza rendermene conto"
"Cosa?"
"Come , cosa? Quello che ho fatto sotto i tuoi occhi sabato, con Ester"
"C'ero anche io, l'ho fatto anche io. Lo abbiamo fatto insieme mi pare. Non capisco perché dovrei fare scenate e covare rancore"
"Perché io ho fatto cose che tu non hai fatto." Si stacca da me ma tenendosi afferrata con le mani alle mie braccia e fissandomi dice "Io l'ho fatto con Ester però"
"Anche io"
"Mi prendi in giro? Con Ester dico, con una donna!"
"Anche io l'ho fatto con lei"
"Appunto! Con lei, non con il marito. Che succedesse tra uomo e donna lo sapevamo prima di partire da casa, che non sarebbe stato come la prima volta e cioè ognuna con il proprio uomo si sentiva nell'aria ma...non sarà lecito farlo con un altra persona ma è naturale almeno, se l'altra persona non è dello stesso sesso, come tu ed Ester, me e Ruben...ma tra donne?! No. Non mi capacito. Scusami, perdonami"
Penso "Tutto qui?" le dico solo "Sciocchina, se vuoi saperlo mi è piaciuto vederti con lei"
Si stacca del tutto e quasi con rabbia parla come se volesse "gridare sottovoce" e dice "E' questo il problema. Non solo l'ho fatto, per giunta davanti a te, ma mi è piaciuto pure a me farlo ed anche che tu mi guardavi...questa non è più scambio di coppia, è ben altro"
"Se ti è piaciuto e mi è piaciuto dov'è il problema? Lo abbiamo fatto entrambi, insieme o no?"
"NO, tu non lo hai fatto, tu non sei stato con uno del tuo stesso sesso"
"Con Ruben, vuoi dire?"
"Certo, lui solo era con noi"
Faccio una pausa, tiro il fiato, mi ha dato l'aggancio, tocca a me tirare fuori il rospo. Lo faccio, lo dico; "Oltre che con noi sabato, è stato con me ieri sera e...non vedevo l'ora di dirtelo: quello che non è successo sabato, è successo ieri sera. Siamo stati insieme in tutti i sensi. Abbiamo fatto anche noi... la stessa cosa"
"Non ti credo. Tu non ne saresti capace"
"Credimi. L'ho fatto davvero" le dico prendendola io questa volta tra le braccia e stringendola forte a me, quasi temessi che possa fuggire.
Il suo corpo non si abbandona a me come le altre volte che ci abbracciamo ma si fa rigido. Punta i gomiti contro il mio petto per tenere almeno la faccia a distanza da me. La sua espressione è tesa, il suo colorito è sparito, mi fissa negli occhi e mormora "Non è vero"
La stringo più forte, cerco di essere più forte di lei ed avvicinarmi alla sua bocca con la mia e, profondamente innamorato di lei le dico a bassa voce ma con tono intenso: "E' così vero che potrei anche giurarci sopra"
Non cede abbastanza da potermi fare arrivare a baciarla ma un poco si rilassa. La sua voce ora ha un tono quasi di sfida "Ammesso e non concesso che dici il vero, perché lo avresti fatto? Per vendicarti con me? Per farmela pagare?"
Questa volta trovo in me l'energia per superare la sua resistenza e se volessi ora potrei baciarla, ma preferisco chiarire prima le cose e le dico"Non hai nulla da farti perdonare tu. Non lo so perché l'ho fatto. E' successo più o meno quello che è successo tra te ed Ester. Mi sono ritrovato a fare cose senza che le volessi farle deliberatamente"
"Perché me lo dici ora? Solo perché io mi sono scusata? Perché non l'avete fatto quando eravamo tutti insieme? Perché lo hai fatto di nascosto?"
"Non lo so. E' andata così. Se vuoi ti potrei dire che con te sono più forte che da solo. Che anche sabato quello ci ha provato e mi è stato facile respingerlo. Ieri sera tu non eri con me e, non chiedermi perché ho ceduto, ma ho ceduto e te lo avrei detto appena rimasti soli io e te. Non è cosa che potevo dirti davanti ai ragazzi o telefonandoti dal lavoro, anche se oggi ho pensato di farlo"
Ora il suo sguardo si è addolcito ma la sua voce è ancora seria quando chiede: "Matteo, che ci sta succedendo?" (Perché- lo avete saputo da Ester- io mi faccio chiamare Zindo, ma sono Matteo)
Io mollo la stretta, la lascio, arretro di un passo e se potessi glielo direi gridando, ma non posso, sentirebbero i ragazzi, però lo dico "Non lo so, non lo so, non lo so"
"Facciamo un passo indietro? Tronchiamo di netto?"
" Tu ne saresti capace?"
Ci pensa e poi è lei a dire "Non lo so"
"Vuoi dire che a te piacerebbe continuare? Magari spingerci ancora oltre?"
La sua voce ora lascia trapelare tutta la sua fragilità, la debolezza anche fisica che la investe in questo momento, e andando a sedersi a bordo letto dice: "Non lo so, non penso. Vorrei non essermi mai trovata in quelle circostanze perché temo che se si creassero di nuovo cederei di nuovo. Il vero problema è che mi dispiace che sia successo, ma quando è successo,...se devo essere leale devo dirti anche questo, ...quando è successo mi è piaciuto, sono stata bene dentro, come se avessi lasciato vivere una me che esiste e non conoscevo. Questo mi fa paura."
Vado a sedermi vicino a lei, le accarezzo i capelli con una mano, le prendo l'altra e le dico "Siamo proprio della stessa pasta io e te. Potrei dire di me le tue stesse parole, provo esattamente quello che provi tu".
Allungo il collo in cerca di un bacio. Si ritrae. Le dico:"Facciamo all'amore".
Sfuggendomi si alza, si allontana di un passo e dice; "Non mi pare proprio il caso. Non è questo il momento e neanche l'ora".
Comincia a spogliarsi per coricarsi. Effettivamente è molto tardi.
Io resto seduto a guardarla.
Quanto tempo è che non la guardo con attenzione mentre si spoglia? Da una eternità, anche se lo ha fatto sempre e sempre l'ho vista, ma mai guardata, mai con questa attrazione. Ogni movimento che fa naturalmente è un gesto altamente erotico, ogni centimetro che scopre di sé, mi innesca la voglia di baciarla e di toccarla.
Nessuna spogliarellista sarebbe all'altezza di suscitare . in chi la guarda spogliarsi, le stesse emozioni che io provo guardando ora Linda. Le dico "Sei bella sai"
"Purtroppo credo che sia vero visto che mi ronzate intorno come mosche sulle macchie di sporco"
La correggo "Come api attorno ad un fiore"
"Stasera non attacca, Spogliati e dormiamo. E' tardi"
L'abbiamo fatto la sera dopo l'amore, o forse due sere dopo. Può darsi anche tre.
Il desiderio, almeno io, l'ho sempre avuto, l'impellenza di soddisfarlo no. Infatti non ho sofferto dei rinvii, mi è bastato provare costantemente il desiderio di mia moglie e non di altre persone, né reali, né immaginarie, né maschi, né femmine, né Ester, né Ruben, solo lei, fortemente lei, Linda!... ed aver la certezza che lei comunque c'era, che siamo ancora insieme, che ci amiamo ancora, che siano ancora capaci di dirci tutto con verità. E intanto la carica ha lievitato e quando è successo, perché è successo al massimo tre sere dopo, che abbiamo fatto all'amore è stato qualcosa di sublime.
A molti piacerebbe sapere cosa abbiamo fatto, e come; piacerebbe leggere la descrizione dettagliata delle sensazioni fisiche: di quanto fosse duro il cazzo o bagnata la figa e cose del genere, ma a me, a lei, a noi due, quando la cosa è successo, di queste cose non ce ne è fregato niente.
Più che unire i nostri corpi si sono fusi le essenze di noi due, ci siamo sentiti un NOI compatto, credo che abbiamo vissuto più alcuni attimi di eternità che degli orgasmi fisici, quando abbiamo raggiunto l'apice.
Se la felicità assoluta esiste è quella che io ho provato in quegli attimi di eternità.
Sono passati giorni e giorni ancora da allora, per arrivare ad oggi, a quasi quindici giorni dalla bravata (si fa per dire) vissuta con Ruben. Durante questi giorni non abbiamo sentito il bisogno dei nostri dirimpettai, ma il bisogno io di Linda e Linda di me. Non per questo abbiamo deliberatamente rifiutati i contatti con i mostri dirimpettai. Semplicemente non li abbiamo cercati, ma manco evitati, Quando ci siamo visti di balconi ci siamo salutati: abbiamo anche parlato poche volte al telefono. Mai abbiamo provato fastidio o contentezza per questi normali rapporti, tutti vissuti, almeno da parte nostra, con naturalezza L'unica cosa che ora io e Linda avvertiamo di cambiato è il nostro legame, diventato più forte, più vero, più tutto.
Ora possiamo parlare con schiettezza di tutto, senza più i patemi e le ansie della ..."sera delle confessioni". Infatti abbiamo appena fatto all'amore e stiamo parlando degli argomenti di quella volta, ma con ben altri stati d'animo.
Dopo aver goduto del nostro rapporto appena consumato, baciatoci ancora, distesi l'uno a fianco all'altra sul letto, tenendoci per mano, guardando il soffitto fiocamente illuminato dalla bassa luce del abat-jour, in attesa di andarci a fare una doccia insieme, Linda mi dice: "Ti posso dire una cosa? Ricordi quando parlando delle nostre sbandate ti ho detto che ero preoccupata non tanto di averle fatte, quanto del fatto che mi era piaciuto?"
"Certo, ho detto anche io le stesse cose di me"
"Sai di cosa mi preoccupavo? Di non essere più una vera donna- donna. Di ...come dire?..."
"Di essere lesbica, per caso?"
"Lo avevi capito?"
"No. Semplicemente anche io avevo pensato che forse ero gay"
"Gay tu? Mi fai ridere..."
"Beh, un poco,...poco-poco però,..lo devo essere se no proverei ribrezzo per quello che ho fatto. Invece non mi succede"
"Vorresti farlo di nuovo?"
"Non so. In questo momento non credo, ma per il futuro non ci metterei la mano sul fuoco"
" Vuoi dire che dipende dalle circostanze?"
"Non credo. Dipende da me, dal se le cerco o no le occasioni. Per ora non le cerco"
"Perciò eviti di vederti con Ruben"
"Non lo evito . Ci ho parlato per telefono un paio di giorni fa. Forse sabato andiamo a giocare a tennis insieme"
"Devo temere qualcosa a lasciarvi soli?"
"E io? Posso stare tranquillo se rivedi Ester?"
"Penso di sì"
"Pensi o nei sei sicura?"
Si gira, si appoggia di tre quarti sul mio petto e , come se stesse confidandosi, mi dice: "Siamo chiari con noi stessi. Ora come ora non ci passa neanche per l'anticamera del cervello di fare altre sciocchezze, ma né io, né tu siamo pentiti di averle commesse e, se non è certo è probabile che quelle parti di noi che non sapevano di avere, potrebbero riaffiorare e chiedere di essere soddisfatte. Tu che faresti se succedesse?...E prima o poi succederà, vedrai!"
"Non so se succederà, figurati se so cosa farei"
Si fa seria e dice: "Io lo so cosa farei. Non cercherei di reprimere il desiderio, si ingigantirebbe, ma non lo appagherei solo perché capita l'occasione. Ne parlerei con te e...insieme..chissà, forse bastiamo noi a noi stessi, forse no, lo scopriremo insieme"
"Al momento giusto però, non ora"
"Certo, non ora. Non sono cose programmabili"
" I nostri dirimpettai lo programmano. Hanno trovato la soluzione. Prendono il camper vanno nei campi nudisti"
"Loro sono loro. Noi siamo noi. Non siamo la loro copia, siamo solo i loro dirimpettai"
"Anche loro amici ormai. Forse più che amici"
"Restiamo o torniamo alla sola amicizia. E 'meglio"
"Per il momento. Ma se fosse necessario?"- rido e continuo-"Magari come loro prendono il camper e vanno noi potremmo prendere il telefono e chiamarli. Che dici?"
Fa finta di minacciarmi con uno schiaffo: "Guai se ti azzardi a farlo quando sei solo. D'ora in poi o non si fa più o si fa insieme"
Rido dandole un pizzicotto sulla natica "Scelgo la seconda che hai proposto".
Lo schiaffo mi arriva davvero, ma è uno di quelli che appartengono alla famiglia delle carezze, non delle botte. Le prendo il polso della mano che mi ha colpito e le dico: "Dai, vieni. Andiamo a farci la doccia"
"Si, ma non farti venire in mente di ricominciare anche sotto l'acqua"
"E' un suggerimento?"
"Scemo"
"Ti amo"
"Anche io"

"Lo diciamo ai lettori di A69 che la serie di racconti che ci riguardano finisce qui?"
"Sono persone intelligenti. Lo hanno già capito"
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